Faceva il palo con passione e sentiment
Dopo 25' di corsa verso Viale Argonne, umido e caldo ma sopportabile, indeciso se spingermi o no fino al Forlanini per arrivare a un'ora, anche se son quasi le 9 e sono stanco di una lunga giornata, risalgo il Cavalcavia Buccari dalla cui discesa inizia Via Corelli. La nuova ciclabile rossa rende un po' meno degradato questo pezzo di città cresciuto a caso; niente a che vedere con il nuovo Acquario blu del XXV Aprile, ma per me, ieri sera, l'invito a provarla come terreno per salite brevi. Nelle gambe ho ancora la pesantezza della pista di 2 giorni prima (o forse le 9 ore di sedia ergonomica del cazzo dell'ufficio), ma voglio vedere l'effetto che fa, salire da Via Corelli fino al culmine della salita, fino al palo che sovrasta la Chiesa dell'Ortica. Da ragazzino quella salita era la mia Porta d'Uscita da Milano per le scorribande in bicicletta verso Saini e Idroscalo.
La salita non è troppo impegnativa, la pendenza non è ideale ma è quanto la città può offrirmi, tutto sommato anche in pieno inverno, visto che il traffico lì non è esagerato e il percorso è illuminato.
Risultano circa 230m, con pendenza - guardando i colmi delle cascine in abbandono dal ponte - del 4% scarso. Tira vento da temporale mancato, come è stato per tutta la settimana; ce l'ho in faccia, tanto meglio, mi simula pendenze maggiori. Vento favorevole o assente, ti voglio solo in gara: vieni pure a spazzare la città, a farmi faticare, in queste sere.
Corro cercando compostezza, leggero per quanto possibile vista la pesantezza di fondo; farne 6 non era scontato, scendendo a passo veloce in 2.15.
50.1, 47.9, 47.9, 46.2, 47.3, 47.3
http://www.gmap-pedometer.com/?r=4649827
Giovedì sera, di ritorno da Crescenzago, mi sento chiamare.
La casa e il forno del pianoterra li han venduti ormai da un anno; per fortuna non han tirato giù la casa, di prima della guerra, l'han tirata a mattone e così è, per ora. Nel cortiletto dei miracoli ci sono ancora il glicine centenario, un arancio e un mandarino, che han sempre fruttificato, in un angolo di Milano con poco sole ma con il calore del forno appena di là del muro. Una vita a fare il suo mestiere, con passione e sentiment, per l'appunto; e a seguire con il fratello i suoi atleti, la Domenica. Non t'aspettavo così presto, mi disse all'arrivo della magica gara di Piacenza, ma vederlo poco prima dello striscione fu un gran bel momento. Insomma l'altra sera era ancora lì, seduto, a scrutare, sul gradino della vetrina di quello che era il suo negozio, sotto i ponteggi. Lì se la fumava e aspettava gli amici che passavano a fare qualche parola, tra un'infornata e un'altra. Lì non se la fuma più, che ha smesso, ma ci si siede ancora, a vedere chi passa, que pasa. Quello è il suo posto. E alla luce della sera, con lo sfondo di mattoni riportati a nudo, scuro del mare di Riccione, capelli lunghi da ragazzo e i soliti baffi sornioni, è un guerriero in pace. Questa settimana comandi tu a casa tua, mi fa, prima di salutarci. E ride, il palo di Crescenzago.
La salita non è troppo impegnativa, la pendenza non è ideale ma è quanto la città può offrirmi, tutto sommato anche in pieno inverno, visto che il traffico lì non è esagerato e il percorso è illuminato.
Risultano circa 230m, con pendenza - guardando i colmi delle cascine in abbandono dal ponte - del 4% scarso. Tira vento da temporale mancato, come è stato per tutta la settimana; ce l'ho in faccia, tanto meglio, mi simula pendenze maggiori. Vento favorevole o assente, ti voglio solo in gara: vieni pure a spazzare la città, a farmi faticare, in queste sere.
Corro cercando compostezza, leggero per quanto possibile vista la pesantezza di fondo; farne 6 non era scontato, scendendo a passo veloce in 2.15.
50.1, 47.9, 47.9, 46.2, 47.3, 47.3
http://www.gmap-pedometer.com/?r=4649827
Giovedì sera, di ritorno da Crescenzago, mi sento chiamare.
La casa e il forno del pianoterra li han venduti ormai da un anno; per fortuna non han tirato giù la casa, di prima della guerra, l'han tirata a mattone e così è, per ora. Nel cortiletto dei miracoli ci sono ancora il glicine centenario, un arancio e un mandarino, che han sempre fruttificato, in un angolo di Milano con poco sole ma con il calore del forno appena di là del muro. Una vita a fare il suo mestiere, con passione e sentiment, per l'appunto; e a seguire con il fratello i suoi atleti, la Domenica. Non t'aspettavo così presto, mi disse all'arrivo della magica gara di Piacenza, ma vederlo poco prima dello striscione fu un gran bel momento. Insomma l'altra sera era ancora lì, seduto, a scrutare, sul gradino della vetrina di quello che era il suo negozio, sotto i ponteggi. Lì se la fumava e aspettava gli amici che passavano a fare qualche parola, tra un'infornata e un'altra. Lì non se la fuma più, che ha smesso, ma ci si siede ancora, a vedere chi passa, que pasa. Quello è il suo posto. E alla luce della sera, con lo sfondo di mattoni riportati a nudo, scuro del mare di Riccione, capelli lunghi da ragazzo e i soliti baffi sornioni, è un guerriero in pace. Questa settimana comandi tu a casa tua, mi fa, prima di salutarci. E ride, il palo di Crescenzago.
3 Avete commentato:
il forno storico della michetta? Panda
ho dato un'occhiata adesso al percorso: ma te sei matto a ripetere in mezzo a quel traffico.
L'altro giorno ho ripetuto alle 9 di sera in una città estiva deserta; a riapertura delle scuole sarà peggio, ma dopo le 7 di sera passano in pochi di lì.
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