com-piacenza
C'è stata compiacenza tra mente e corpo; un patto di non aggressione ma anzi di reciproco supporto. Riesco a partire tra le prime file, perché tanto ci si raffredda nell'attesa in qualunque posizione dei blocchi, e quindi tanto vale anticipare il posizionamento di qualche minuto e partire subito dietro ai primi. Siamo nel centro sportivo modello che circonda lo stadio; sparano e prendo il 4/km senza mollarlo fino all'11°, dove passo in 43.58. Di lì parte la nuova tattica: intermedio del crono così da porsi come obiettivo un 10.097 sotto i 40, per restare sotto 1.24. Dall'11° al 16° è aperta ma intonsa campagna, il sole che nutre e lenisce; si fatica un po' per il fondo vagamente sconnesso e per il leggero vento contrario, che sembra spirare in diagonale, diretto contro l'Appennino. Come sempre è quello il momento più delicato della mia mezza; comincia a figurarmi i 5 km finali di vialone verso città con fatica e aria a tamponare l'impresa, ma appena risbuchiamo sulla statale per Piacenza la strada si fa in leggera discesa, e il vento scompare, grazie anche alle case e ai filari di piante. E' un capolgimento improvviso: mi rendo conto di aver tenuto i 4/km fino a quel punto nonostante la leggera salita, prendo fiducia e mollo le gambe, che prendono a viaggiare comode a 3.50 e a superare bruttamente chiunque mi preceda. Al 18° il percorso fa una piccola deviazione dentro un quartiere di case, obbliga a un'inversione secca intorno a un paletto e riprende la via per la città; il paletto fornisce ulteriori segni di conforto, perché la ripartenza forzata mi trova con le gambe fresche e pronte a spingere ancora.
Il corpo non ne vuol sapere di dare segnali cattivi, ormai sono sicuro di stare sotto 1.24, e sento il dovere di approfittare della grazia del giorno; all'ultimo km la strada riprende a salire leggermente ma vedo dal crono che potrei stare sotto 1.23.
Da lì sono solo ricordi a spot: il magro e perfetto corpo femminile da atleta della Vinci dei Road (vinci-trice alla Mezza di Monza) che mi sbuca davanti e che supero senza nemmeno accorgermi; "vai Nicola!" gridato da Lillo, e ho anche la forza di fargli un gesto di trionfo; voci del pubblico oltre le transenne; i gonfiabili uno via l'altro; Fabiorossi che grida per l'arrivo della seconda donna e io che questa donna l'avvicino tanto da aver paura di passarla in volata (il mio codice etico non lo consente, vedi anche Milanino); il timer appeso sopra il traguardo che segna ancora 1.22 di gun-time; l'arrivo a braccia alzate; la confusione con l'orologio ma sono intorno a 1.22.35.
Alla fine sono 1.22.31, 92° assoluto e 90° uomo (tra l'altro con 100 metri in più di gara avrei passato 4 atleti, che sono davanti in un intervallo di 2").
I minuti dopo sono incredibili: la Piazza Cavalli si staglia contro il bluesky, il sole è marmellata; cammino in giro per la piazza ridendo di gioia e non mi fermo; vorrei correre ancora perché le gambe sono calde e non segnalano dolore, ma solo voglia di continuare. Poi trovo Remo e altri e allora è il desiderio di compagnia a vincere.
Ero a stomaco vuoto, dalle 10 della sera prima; la mattina solo Bancha con un cucchiaio di miele. Le gentili signore del ristoro mi offrono tè caldo e ritornelli, time for a break-FAST.
Il corpo non ne vuol sapere di dare segnali cattivi, ormai sono sicuro di stare sotto 1.24, e sento il dovere di approfittare della grazia del giorno; all'ultimo km la strada riprende a salire leggermente ma vedo dal crono che potrei stare sotto 1.23.
Da lì sono solo ricordi a spot: il magro e perfetto corpo femminile da atleta della Vinci dei Road (vinci-trice alla Mezza di Monza) che mi sbuca davanti e che supero senza nemmeno accorgermi; "vai Nicola!" gridato da Lillo, e ho anche la forza di fargli un gesto di trionfo; voci del pubblico oltre le transenne; i gonfiabili uno via l'altro; Fabiorossi che grida per l'arrivo della seconda donna e io che questa donna l'avvicino tanto da aver paura di passarla in volata (il mio codice etico non lo consente, vedi anche Milanino); il timer appeso sopra il traguardo che segna ancora 1.22 di gun-time; l'arrivo a braccia alzate; la confusione con l'orologio ma sono intorno a 1.22.35.
Alla fine sono 1.22.31, 92° assoluto e 90° uomo (tra l'altro con 100 metri in più di gara avrei passato 4 atleti, che sono davanti in un intervallo di 2").
I minuti dopo sono incredibili: la Piazza Cavalli si staglia contro il bluesky, il sole è marmellata; cammino in giro per la piazza ridendo di gioia e non mi fermo; vorrei correre ancora perché le gambe sono calde e non segnalano dolore, ma solo voglia di continuare. Poi trovo Remo e altri e allora è il desiderio di compagnia a vincere.
Ero a stomaco vuoto, dalle 10 della sera prima; la mattina solo Bancha con un cucchiaio di miele. Le gentili signore del ristoro mi offrono tè caldo e ritornelli, time for a break-FAST.
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Impressionante somiglianza con la mia gara: sensazioni molto simili ... la grande magia della corsa!
a parte che t'ho magnato un minuto negli ultimi 6 km ;-)))
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