21km - la distanza

mercoledì 5 aprile 2017 - ore 11:52 PM

Milano parte 2

I've come a long way,
And never even left Milano.

Dal 21 al 25 scorre come miele, grandi viali alberati, uno scorcio dello stadio tanto per, niente vento e quella sensazione di poter andare all'infinito in uno spazio tutto sommato inesplorato; indietro non si torna. Poi c'è questa cosa della sostina ogni 5km dalla quale mente e corpo sembrano trarre linfa. Mi fermo mentre l'orologio segna 1.56.59. Mentre bevo passa Anselmo, era dietro una decina di secondi e mi chiama a sè, ci vediamo tra poco gli dico.
Torno a correre che lo vedo, una quarantina di metri avanti. Temo per un po' che mi vada via ma la distanza è sempre quella. Nel frattempo la città si è fatta conurbo e vecchi borghi, mi dedico a cercare di tirarmi dietro un paio di maratoneti e riportarli su un gruppetto avanti, un possibile branco con cui fare un po' di strada. I miei inviti e il mio cercare l'aggancio in modo graduale funzionano per me ma non per loro. Quelli cui mi accodo sono in buona parte cesenati, in trasferta, a conquistarsela. Passiamo da Trenno vecchia, mood di paese che acclama i passanti e li festeggia. Bello. Sfioriamo per l'ultima volta il Parco al 27 , poi via a tenersi stretto il gruppetto fino al 30, 2.21.53. Sono troppo distratto, me la sto bevendo e lei si beve me, goccia a goccia, senza che me ne accorga. Ne sa molto più di me di quanto ne sappia io di lei. Trovo Frazzei, sempre un sorridere, salto l'acqua per prendere i sali e i sali non ci sono o me li sono sviati. Uno dell'assistenza mi dice più avanti, ma voleva dire il 35, probabilmente. Lì mi gioco diverse carte, non ho la lucidità al limite di tornare indietro, mi bevo un fondo di bottiglia che mi passa Anselmo, in piccola crisi, rifuto uno dei gel che tira fuori dai suo calzoncini dove ci sta di tutto (pure il telefono con cui ci ha preso l'istante del pre-gara), insomma ne sbaglio una in fila all'altra. Mi dico che al 35 son solo 5 km e lì finisce e poi lì ci sono i gel dell'organizzazione, sempre che servano.
Ripartiamo.
Al 31 per la prima volta mi fermo a camminare qualche metro fuori dai ristori, poco dopo che mi ha passato Cesare con i palloncini del 3.20. Avanti Anselmo cammina fuori gara, sembra quasi voglia fermarsi. Mi manca un po' di convinzione ora, ma riesco a dirmi di correrne uno alla volta e poi fermarmi qualche secondo, perché il passo è ancora quello da 4.45, sono le gambe che, dal 32 in poi, cominciano a indurirsi e le energie a mancare.
Fino al 33 è un continuo alternare passo e corsa, superarmi con Anselmo che fa la stessa cosa ma si ferma in punti diversi. Siamo abbastanza comici, io nemmeno troppo abbacchiato; sono in una roba che non è mia e per questo non le chiedo troppo. Poi ho tanto vantaggio ancora per stare sotto alle 3h30 e vedo che ogni km passa poco sopra ai 5 minuti. In fondo Piazzale Accursio, il rientro e soprattutto so che poco dopo c'è il sovrappasso del Portello, dove sta questo 35 che aspetto.
Cammino, corro, salgo il passaggio sopra la circonvallazione e intorno a me van tutti più piano; scendo ora verso la Fiera e ancora vado più forte degli altri ma i piedi pestano sto pavimento che è troppo duro, cammino, riparto, ecco il ristoro. Prendo un gel e acqua, passo camminando il cartello e con tutto sto casino ho fatto 5k in 26.44 incluso lo stop. Sono al centro di una cipolla con ancora un sacco di strati profumati, posso prendermela comoda e perdere altri minuti per strada.
Sono 2.48.38 che sono in gioco. Mi mancano 7km. Niente.
Niente. Le gambe non ripartono. Cammino sotto il Portello e nemmeno la Visione di Barac con il cagnulìn che mi dice di correre, nemmeno quella. Poi mi rimetto e ci provo. Alla prima rotonda, Piazzale Chiesa, sono di nuovo vuoto. Cammino, corricchio. Arrivo al 36 che ci ho messo 7 minuti. Riprendo a correre ma ora ho i polpacci che si fanno duri e non si sciolgono. Così anche il femorale. Soprattutto le caviglie, non snodano più, sono come saldate alle gambe, una sensazione mai provata. Cammino, quello riesce, anche se un po' rigidamente.
Andata. Sciolgo subito i sogni di tempo e non va male, anche perché trovo un compagno di nordic walking, passato troppo svelto alla mezza e ora crollato. Lo consolo, sono in vena. Ci facciamo 2km camminando a 10' l'uno, come da manuale della passeggiata sportiva. E' spuntato il sole e non sono quasi sudato, potrebbe andare molto peggio. Potrebbe piovere o tirare vento. Passiamo davanti alla Triennale e sbuchiamo al curvone dove i miei, reduci dal ristoro, aspettano con acqua e tifo da stadio. Ho ancora voglia di sorridere e scherzare.
Cammino un altro km, sullo sterrato del parco Sempione dietro al Castello, una parte che sognavo di correre, quel calcestre che ho pestato tante volte. In Via Legnano provo a corricchiare.
Due passi di corsetta, due passi camminati, due passi di corsetta, due passi camminati.
Supero un passeggiatore ridendo e lo rassicuro. Rido di me gli faccio.
Ora va meglio, un po' alla volta i muscoli si sciolgono ed è corsetta lenta ma continua. Arrivo al ristoro del 40 e mi fermo a prendere i sali. Mentre bevo sento un gran colpo alla schiena e mi cade liquido dal bicchiere. E' un cazzo di staffettista con la maglia EA7 che infoiatissimo travolge chiunque pur di bere e proseguire. Mi prende pure a male parole. Gli tiro addosso l'integratore rimasto ma ormai è fuori tiro e mi mostra il medio. Un altro mi fa andiamo a prenderlo.
Ricomincio a correre, sulla salita del Fatebenefratelli. Correre eh, proprio. Però lo stronzo ha un discreto vantaggio e non riesco a prendergli metri, inoltre il polpaccio si indurisce nuovamente e rallento un po'. Sulla discesa però riparto e ora sto bene. Incredibilmente bene. Arriva in un lampo il km 41; il crono, che fino a poco prima mi serviva per curiosare la possibilità di arrivare entro le 4 ore, dice adesso che il tetto è di 3.45. E sto correndo, adesso proprio veloce, senza alcun dolore, il doppio di quelli che ho intorno. Prendo la salita dei Bastioni di slancio, scendo, ho un largo sorriso in volto. La curva in fondo, dove temevo di lasciare le anche, lascia solo il piacere di vedere in fondo il traguardo e andarci incontro correndo sotto al sole, a zigzag tra quelli che, beati loro, han corso fino a ad allora e giustamente preferiscono salutare.
Sono 3.42.45 di real time. Lo so che questa sembra invece unreal, ma ho preso 8.30 circa dal km 40 alla fine (in effetti un compagno risuperato al 41 finisce 80" dietro e a quelli passati ai -100m di secondi ne rifilo 7 e 9. Per quel che vale.
Ritiro la medaglia dalla signora, cammino fiero fino alla sacca, bevo sali, mangio una banana, incontro Simone al PB, cambio la maglia senza sedermi, che metà di quelli che lo fanno gridano di crampi.
Passeggio fino a Porta Venezia e torno a casa in sella alla mia cavalla a due ruote.


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