Al tuo cospetto, Matilde
Questa volta proprio dato tutto; e preso tanto. Presa una serpentina emozionante su per le colline reggiane, preso a 100 m dall'arrivo chi mi precedeva, e lasciato sul posto con una volata alla Saronni di Goodwood; preso infine un 20° di categoria stramba 1987-1968, che diventa 10° per via dei premi agli assoluti, e diventa pure un salame da kilo.
Tempo curioso: 1.11.11 per i 15.048 km; passo al 5° in 20.47, al 9° in 38.37, e fino a lì è leggera salita; poi iniziano i muri, alternati a qualche piccola discesa; 33° assoluto su 220 circa, grazie a questa insperata volata su salita al 15%, che va raccontata. L'ultima salita lunga, di circa 2 km, sembra non terminare mai; già la Rocca è ben visibile, in distanza. Finalmente alcuni omini giusti mi annunciano che pochi metri e la salita finisce, e che poi sarà tutta discesa tranne i 100 metri finali. Davanti ho da tempo un atleta che mi precede, di una cinquantina di metri. In discesa so andar forte, ma non con queste gambe; infatti, appena scollinato (sembra una gara di ciclismo, come tattiche), lo vedo scendere forte, mentre io ancora rifiato senza spingere troppo. Dopo poco però comincio a mollare le gambe, anche perché le cosce in questo modo riescono a rilassarsi; la pendenza aumenta, finalmente galoppo degno dell'estate gargana, sperando che qualcosa non ceda e io non ruzzoli. In fondo alla discesa un piccolo piano, dal quale mi appare un atleta abbastanza lento, che scopro poi essere un altro a sua volta superato da chi mi precedeva; ora faccio gara su di lui, lo supero alla curva dove partono i terribili 100 m finali; appena la strada risale, mi prendono fatica e sconforto, gli faccio cenno di andare e lui mi ripassa, commettendo però l'errore di non staccarmi. Da qui in poi è
buio e fiamma di luce allo stesso tempo: vedo lo striscione, e davvero non capisco più niente. Parto come un invasato, credo in apnea, con falcate lunghe (e la foto è piuttosto chiara), su per questi metri da matti; in 50 metri praticamente stacco di 7" il poveretto, che ci sarà rimasto male. L'altro scoprirò aver chiuso 7" avanti.
All'arrivo c'è Maria, all'arrivo c'è l'abbeveratoio dove tuffare le gambe.
E poi erbazzone a volontà.
Tempo curioso: 1.11.11 per i 15.048 km; passo al 5° in 20.47, al 9° in 38.37, e fino a lì è leggera salita; poi iniziano i muri, alternati a qualche piccola discesa; 33° assoluto su 220 circa, grazie a questa insperata volata su salita al 15%, che va raccontata. L'ultima salita lunga, di circa 2 km, sembra non terminare mai; già la Rocca è ben visibile, in distanza. Finalmente alcuni omini giusti mi annunciano che pochi metri e la salita finisce, e che poi sarà tutta discesa tranne i 100 metri finali. Davanti ho da tempo un atleta che mi precede, di una cinquantina di metri. In discesa so andar forte, ma non con queste gambe; infatti, appena scollinato (sembra una gara di ciclismo, come tattiche), lo vedo scendere forte, mentre io ancora rifiato senza spingere troppo. Dopo poco però comincio a mollare le gambe, anche perché le cosce in questo modo riescono a rilassarsi; la pendenza aumenta, finalmente galoppo degno dell'estate gargana, sperando che qualcosa non ceda e io non ruzzoli. In fondo alla discesa un piccolo piano, dal quale mi appare un atleta abbastanza lento, che scopro poi essere un altro a sua volta superato da chi mi precedeva; ora faccio gara su di lui, lo supero alla curva dove partono i terribili 100 m finali; appena la strada risale, mi prendono fatica e sconforto, gli faccio cenno di andare e lui mi ripassa, commettendo però l'errore di non staccarmi. Da qui in poi è
buio e fiamma di luce allo stesso tempo: vedo lo striscione, e davvero non capisco più niente. Parto come un invasato, credo in apnea, con falcate lunghe (e la foto è piuttosto chiara), su per questi metri da matti; in 50 metri praticamente stacco di 7" il poveretto, che ci sarà rimasto male. L'altro scoprirò aver chiuso 7" avanti.
All'arrivo c'è Maria, all'arrivo c'è l'abbeveratoio dove tuffare le gambe.
E poi erbazzone a volontà.
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